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Vivi bene, non “meglio”
La vera rivoluzione è assumersi la responsabilità del proprio benessere riconoscendo che non dipende dal mondo esterno ma dai presupposti coi quali lo affrontiamo. La chiave per vivere bene l’abbiamo già: si attiva nel presente.
Vivere bene è uno stile di vita, una scelta di campo, un gesto di ribellione. Vivere bene è qui e ora, non dipende dal contesto, non dipende dai possessi non dipende da condizioni dettate da altri. C’è consapevolezza del proprio potere nel vivere bene, c’è presenza alla propria ricchezza interiore, c’è magia, che spalanca le porte di regni dimenticati in cui il valore non si esprime in numeri, ma in intensità.

Vivere bene è la nostra natura originale, è la spinta evolutiva di cui siamo portatori, è la capacità di appezzare ed amare ciò che siamo, ciò che ci circonda ciò che stiamo vivendo, perché è sempre e comunque un’avventura, un’esplorazione, un’opportunità per sperimentare sensazioni ed emozioni, sapori e immagini, colori e canzoni.

Vivere bene è fare attenzione, ogni momento di nuovo, alla direzione in cui soffia il vento, al richiamo dal profondo dell’anima, alle diverse direzioni che si rendono disponibili a ogni incrocio. E’ coltivare la gioia quando il viso è solcato da lacrime, quando il cuore è dolente, quando il passo è insicuro; è coltivare la gioia quando l‘orizzonte si espande, quando una porta si apre e anche quando si chiude.

Vivere bene è un impegno quotidiano, una disciplina interiore, una pratica che tempra; è una missione possibile che dà un senso più alto al proprio passaggio sulla Terra, che rende protagonisti della propria vita, che rende onore alla propria natura.


Vivere meglio è un’illusione, un inganno, una manipolazione. Vivere meglio sposta al futuro la meta, la condiziona al raggiungimento di qualche cosa che ora in c’è e che una volta raggiunto, rivelerà un’altra mancanza da colmare. Vivere meglio tiene l’attenzione focalizzata sull’inadeguatezza del presente, spinge alla ricerca di qualche cosa che possa riscattare dall’attuale, costringe al paragone continuo con gli altri, in una parossistica graduatoria di chi ha più e chi ha meno.

La ricerca del meglio disabilita il senso di gratitudine, scoraggia l’empatia, ottunde l’ascolto, perché lo sguardo è sempre oltre e non c’è tempo per il presente. Vivere meglio ha un prezzo, richiede che ci sia qualcuno che vive peggio per potercelo permettere.

Frutto di malizia o ignavia – ancora non è dato saperlo – questo è il grido che caratterizza il tempo attuale, il messaggio che impregna ogni comunicazione, il presupposto insidioso del diffuso mal d’anima. La ricerca del vivere meglio condanna al senso di impotenza, alla rassegnazione alla dipendenza da qualcuno o qualcosa che ci faccia fare un salto verso l’alto.


Vivere bene è un concetto dinamico, spinge all’azione, all’incontro, alla collaborazione, alla consapevolezza dell’interdipendenza, alla danza, al piacere di fare cose insieme, per portare allegria e bellezza su questa terra. Vivere bene non è mai solo per sé, perché non possiamo stare davvero bene se non cerchiamo di fare qualche cosa per il bene anche di chi ci sta vicino. Vivere bene è un invito a tutti i terresti, è un richiamo, è un grido di pacifica battaglia. Inizia ora.
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