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Obiettivo: consapevolezza
Un appello a terapeuti e insegnanti per aiutare le persone a ricollegarsi con le proprie radici più profonde e riconoscere l'importanza di un impegno in prima persona per la salvaguardia dell'ambiente.
"Nulla è più urgente e più importante, in questo preciso momento storico, che imparare a vivere in armonia con la Terra, diventando portatori di pace e di cura amorevole. Solo così - ribadisce Howard Clinebell, psicoterapeuta statunitense - potremo salvare il pianeta come posto sano e sicuro per noi e per ogni essere vivente, oggi e domani".

Clinebell lavora nell'ambito del counseling pastorale, che affronta tematiche esistenziali e anche spirituali, e ha notato una sempre maggior incidenza, nei racconti dei suoi pazienti, di ansia e depressione dovuta da una parte a preoccupazione relativa alla situazione di degrado ambientale e dall'altra da una mancanza di contatto diretto con le forze rigeneratrici della natura.

Il suo impegno professionale e personale si è così aperto in due nuove direzioni, entrambe incluse in quella che viene chiamata ecopsicologia. Da una parte verso un risvegliare la consapevolezza delle persone di non essere completamente inerti davanti agli eventi, ma di poter impegnarsi in percorsi fatti di piccoli o grandi gesti che possono comunque contribuire a un effettivo miglioramento della situazione, se non altro locale. E dall'altra, invitando chi ha ormai consolidato routine quotidiane concentrate esclusivamente in ambienti abitativi e urbani a uscire in natura, uscendo quindi contemporaneamente "dagli schemi", guidandoli a notarne e riconoscerne gli effetti benefici a livello fisico e psichico.

Howard Clinebell non nasconde un largo margine di ottimismo, perché l'attuale situazione contingente, con tutta la sua carica di potenziale autodistruzione, rappresenta anche un'opportunità unica nella storia dell'Umanità. Problemi come quelli della sovrappopolazione, dell'ingiustizia economica, della soppressione della libertà, della drastica distruzione dell'ambiente, trascendono ogni divisione linguistica, culturale, razziale, o religiosa e possono essere risolti sono con una collaborazione internazionale.

Il suo invito è quindi rivolto soprattutto a tutti coloro che lavorano nel campo dell'educazione, della terapia e delle professioni di aiuto, per non concentrarsi più soltanto sulle problematiche di interrelazioni in una stretta cerchia personale per comprendere le ragioni del crescente disagio attuale, ma aiutare le persone a ritrovare la consapevolezza dei sottili legami che ci rendono parte di una unica realtà, tutti sensibili - in una certa misura - a quanto tocca ai nostri simili e all'ambiente in cui viviamo.

L'invito è quello di aiutare le persone su questi tre fronti:

1 - risvegliare la consapevolezza delle persone di non essere completamente inerti davanti agli eventi, ma di poter impegnarsi in percorsi fatti di piccoli o grandi gesti che possono comunque contribuire a un effettivo miglioramento dell'equilibrio ambientale, anche se solo localmente;

2 - invitare chi ha ormai consolidato routine quotidiane concentrate esclusivamente in ambienti abitativi e urbani a uscire in natura, uscendo quindi contemporaneamente "dagli schemi", guidandoli a notarne e riconoscerne gli effetti benefici a livello fisico e psichico;

3 - creare percorsi per far ritrovare la consapevolezza dei sottili legami che ci rendono tutti parte di una unica realtà, tutti sensibili - in una certa misura - a quanto tocca ai nostri simili e all'ambiente in cui viviamo.

Come è possibile, anche da soli, realizzare questo terzo, più delicato, obiettivo che riassume l'essenza del messaggio dell'ecopsicologia?

Prima di tutto affinando le capacità di ascolto, per cogliere la presenza e la voce del proprio sentire e del sentire altrui. Poi sviluppando l'attenzione e il rispetto per tutto ciò che è vivo: a partire dalle proprie emozioni, sino a includere gli altri esseri umani, ogni altro essere vivente, la natura nel suo insieme.

In questo modo ci si esercita a riconoscere anche la presenza dell'altro, si sviluppa l'empatia, si impara a non sentire la diversità ostile ma a dialogare con essa e a viverla come arricchimento, si accetta la molteplicità con cui la vita si manifesta, e si rompe, così, l'isolamento: riconoscendosi in connessione profonda con tutto ciò che è, si rientra nel cerchio della vita.

Siamo tutti prigionieri delle mura che ci stiamo costruiti attorno – in diversi momenti della nostra vita - per proteggerci da un mondo esterno vissuto come ostile; ma quella che era inizialmente una difesa finisce col diventare la nostra prigione. E questa esclusione esercitata non riguarda soltanto parti di noi stessi, persone esterne, ma, spesso, anche il mondo esterno e la natura.

Ricominciare a tessere una trama di relazioni con il mondo naturale può così diventare punto di partenza per riconquistare gradualmente una relazione dialogica e costruttiva con ciò che è altro da noi.Non potremo mai avere un vero benessere su un pianeta malato, e l'impegno per la salute individuale passa necessariamente dall'impegno per la salute, a tutti i livelli, del nostro pianeta.




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