La visione di 

eco we


L'ecopsicologia è post-industriale, chiarisce Theodore Roszak, lo storico della cultura che per primo, con suo libro The Voice of the Earth nel 1992, ha lanciato l'ecopsicologia in ambito internazionale.

Nell'evidenziare le conseguenze nefaste sulla società e sull'individuo di una concezione dell'essere umano separato dalla Terra cui è parte, l'ecopsicologia non predica un ritorno al passato, ma l'avanzata verso un futuro capace di utilizzare quanto di meglio scienza e tecnologia hanno permesso di realizzare per creare condizioni di vita compatibili con i limiti, le esigenze e le convivenze proprie della nostra realtà terrestre.

In quanto sapiens viviamo all'interno di un complesso ecosistema, sul quale possiamo attualmente esercitare un'azione più incisiva di qualsiasi altra specie. Questo, ben lungi dall'autorizzarci a  disporre di ogni altro essere e risorsa in base ai nostri capricci - e non solo in base ai reali bisogni - ci rende anzi responsabili nei confronti dell'intera creazione.

Siamo la punta di diamante del processo evolutivo sulla terra, scrive il paleontologo/filosofo gesuita Teilhard de Chardin, siamo il sistema nervoso di un pianeta vivente, ipotizza il chimico James Lovelock, siamo cellule neuronali di un sistema più ampio che ancora non si sono pienamente risvegliate al loro reale potere e responsabilità, afferma l'astrofisico Brian Swimme, siamo ancora soltanto all'età del ferro dell'era planetaria, conferma il sociologo francese Edgar Morin.

In questo quadro, ognuno di noi ha il suo bel lavoro per diventare da bruco a farfalla, da individuo isolato dal resto - ignaro di sé del suo potere dei suoi talenti -  a parte di un contesto vivente e vibrante in continua evoluzione, Un'evoluzione che, giorno per giorno, ridefinisce la sua direzione in base agli input ricevuti da ogni singolo individuo. Nelle piccole e nelle grandi cose.

Se il versante “eco” dell’ecopsicologia mette in luce i cambiamenti necessari allo stile di vita, sul piano esteriore, il versante "psico" insiste sul lavoro interiore che ogni singolo individuo può e deve fare per avvicinarsi sempre di più alla sua natura più autentica. «Ai suoi livelli più profondi - scrive ancora Roszak - la psiche è legata alla terra», ai nostri livelli più profondi, infatti, noi sappiamo benissimo chi siamo.



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